EXPO – CANTONE, PREMIATO DA PISAPIA: “MILANO CAPITALE MORALE D’ITALIA. ESPORTARLO A ROMA? ORA MANCANO GLI ANTICORPI”

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    Motivando la realizzazione dell’Expò come: “un grande successo riconosciuto e anche invidiato da molti Paesi del Mondo”, il sindaco di Milano ha insignito del sigillo della città di Milano Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. “Sono onorato di questo riconoscimento e sono onorato di riceverlo in un momento in cui Milano si riappropria del ruolo di capitale morale d’Italia, in un momento in cui la capitale reale non sta dimostrando di avere gli anticorpi morali di cui ha bisogno e che tutti ci auguriamo recuperi”. L’ambiziosa idea di esportarlo in questa Capitale che, a poche settimane dall’imminente Giubileo “sto affrontando difficoltà – denuncia Cantone – in gran parte però superate anche per il grande impegno perché il Comune di Roma non è fatto solo dai soggetti di ’mafia-capitale’. Ci sono anche tantissime persone per bene. Il problema principale è trovare una squadra in grado di funzionare” anche se, precisa “abbiamo trovato punti di riferimento importanti anche all’interno del Comune”. Perché, come ha tenuto a ribadire “la sinergia istituzionale che abbiamo creato a Milano è un modello difficile da esportare: non si tratta di un modello dell’Anac”, quanto del frutto di una formidabile sinergia istituzionale. Un trionfo quello dell’Expò (potrebbere chiudere con oltre 21 milioni di vitatori), sul cui esito inizialmente “erano pochi a crederci e noi tutti sapevamo quanto fosse difficile. Ma la collaborazione degli organi istituzionali e della stessa società Expo è stata fondamentale. Tutti eravamo dalla stessa parte. L’Ocse stessa – dice ancora – che ha sempre criticato l’Italia per la poca sensibilità sulla corruzione, ora si è ricreduta”. Ora l’interrogativo avvolge quel che seguirà all’Esposizione, la paura che ci si trovi davanti a una cattedrale nel deserto: “Dovremo lavorare con la stessa sinergia, lo stesso impegno. Ora, però, a metà dell’opera ci possiamo prendere una piccola soddisfazione per tutto quello che è avvenuto”. Del resto “la sinergia che si è verificata a Milano con Expo è difficile da esportare come modello. L’idea di dover lavorare tutti per lo stesso obiettivo, ovviamente ciascuno per la propria parte, è difficile da raggiungere. Abbiamo lavorato benissimo – ricorda ancora Cantone – ma ci sono stati momenti di tensione, di conflitto, duri, come era anche giusto che fosse, ma l’obiettivo lo avevamo tutti presente. E questo non è facile da trovare altrove”. Quali, eventualmente i rischi ipotizzabili per il dopo? “Sono gli stessi del pre. Naturalmente ci sono appalti che devono ancora essere fatti e c’è un’attività che è delicata sotto molti profili anche sui rischi di infiltrazione mafiosa”. Il rischio maggiore, “il più preoccupante -sottolinea Cantone- è che possa essere lasciata una cattedrale nel deserto. Questa sarebbe la cosa peggiore perché l’immagine di Expo che ha fatto il giro del mondo verrebbe sporcata dall’idea che lì non accada nulla. Ma su questo -conclude- sono ottimista e spero che non accada. Sarebbe veramente un peccato per tutto quello che è stato fatto”.

    M.T.